Non c'è alcuna legge dello Stato italiano che vieti l'importazione di gatti dall'estero e/o la loro vendita nei negozi, qualunque sia la loro razza. Così come non c'è alcuna
legge dello stato che vieti di vendere, spacciandoli per gatti di razza e facendoli pagare come tali, gatti senza pedigree. Non c'è alcuna legge che determini il prezzo di un gatto, di razza o meno.
Questo, almeno, in Italia, perché in certi stati dell'UE, come ad esempio la Germania, è vietata la vendita di cani/gatti in negozio.
Per cui, se un negoziante importa gatti, o li vende in negozio, con o senza pedigree (ma è molto più frequente che in negozio non si riescano ad avere i pedigree, ammesso che ci siano), non compie
niente di illegale.
L'animale, cioè, non è affatto tutelato dalle leggi in vigore, e questo, purtroppo, favorisce e incoraggia un' importazione che è molto controversa.
Nell'Est europeo, in paesi che fino a poco tempo fa non facevano parte dell'UE, esistono vere e proprie fabbriche di animali, cresciuti apposta per l'esportazione e venduti a bassissimo
prezzo. Un numero altissimo di cuccioli stipati in scatoloni o gabbie vengono quindi esportati, con dei viaggi in cui la cura dei gatti è certo il minimo problema: il tasso di mortalità è
altissimo (animali morti durante il viaggio vengono buttati via), ma ne vale comunque la pena, dato il guadagno che se ne ricava. Purtroppo non c'è, a tutt'oggi, una legge che vieti questa pratica
barbara: l'unica cosa è la sensibilizzazione dell'opinione pubblica al riguardo: se cioè nessuno comprasse nei negozi gatti/cani importati, non sarebbe più lucroso esportarli e 'fabbricarli'. Perché
è chiarissimo a tutti che questa pratica ha come unico e solo scopo il lucro alle spalle degli animali: lucro per chi li alleva nei paesi di origine, lucro per chi li esporta, lucro per chi li vende
nei negozi (il ricarico è altissimo). Chi ci soffre sono questi poveri cuccioli, quelli che sopravvivono, almeno.
Se è vero questo, però sono vere anche altre cose:
è in vigore, da poco tempo (dal 1 ottobre 2004 qui in Italia) una legge EUROPEA che IMPONE che gli animali che vanno all'estero o provengono dall'estero siano registrati, abbiano cioè il 'Passaporto
Europeo'. Il passaporto europeo, che è obbligatorio, presuppone il fatto che il gatto/cane abbia un MICROCHIP che lo identifichi, abbia fatto la vaccinazione antirabbica e abbia un certificato di
buona salute. Un gatto che proviene dall'estero e non ha questi requisiti è stato importato contravvenendo alla legge, e il fatto si può denunciare alle autorità di competenza. Si sperava che questa
legge in qualche modo arginasse la pratica dell'esportazione/importazione incontrollata, ma è presto per dire se gli effetti siano positivi. Se si acquista un animale, cane/gatto, importato
dall'estero, è diritto/dovere dell’acquirente chiedere questi documenti, e denunciare per importazione illegale chi non glieli consegna.
Ma, al di là della legge dello Stato, le più importanti Associazioni feline europee, che operano per la tutela del gatto, si muovono diversamente e per questo presentano una serie di regole volte
proprio a difendere l'animale cui i soci membri devono attenersi:
-c'è il divieto di cedere i propri gatti a negozi o laboratori, ecc.
-c'è il divieto di tenere gli animali in gabbia o in luoghi angusti, poco illuminati ecc.
-c'è il divieto dei vendere cuccioli sotto una data età (per la FIFe 84 giorni, perché il gatto, diversamente dal cane, ha bisogno di stare con la madre per molto tempo)
-c'è il divieto di fare figliare gatte troppo precocemente (sotto l'anno di età) e per più di 3 volte nell'arco di 24 mesi (si tenga conto che una gatta può tornare in calore circa un mese dopo la
nascita dei figli: una femmina sfruttata potrebbe partorire fino a 3 se non addirittura 4 volte all'anno, ma la gravidanza e l'allattamento sono sfiancanti e molto debilitanti per la madre)
-c'è l'obbligo di cedere i cuccioli completamente vaccinati e muniti del libretto sanitario su cui devono essere segnate le vaccinazioni e profilassi effettuate. Il libretto sanitario è un
documento importantissimo, perché da lì si può verificare lo stato di salute del gatto, certificato da un veterinario e che il cucciolo sia ceduto ‘secondo le regole’. Si tenga conto che un cucciolo
non vaccinato può incorrere con una certa facilità in malattie mortali, perché di norma il suo sistema immunitario è più fragile di quello di un adulto e che solo con il richiamo è effettivamente
coperto contro queste malattie: la prima vaccinazione dà una copertura solo parziale.
-c'è l'obbligo di registrare le cucciolate che nascono e di vendere i cuccioli muniti di pedigree (è l'unico, l'unico modo per avere la garanzia che sia un gatto di quella razza e non semplicemente
simile morfologicamente).
Questo non esclude che ci possano essere allevatori disonesti che non si attengono a queste regole, ma, se questo viene scoperto, sarebbe opportuno che venisse segnalato alla associazione di
appartenenza, perché prenda i provvedimenti necessari.
Ci sono poi alcuni altri fattori, non meno importanti: un gatto cresciuto in allevamento è cresciuto in casa, abituato agli esseri umani, all'affetto, è stato con madre e fratelli tutto il tempo
necessario, ecc: è sicuramente molto più stabile di carattere: un gatto cresciuto in gabbia, sottratto troppo presto alla madre, messo allo sbaraglio in un ambiente per lui 'ostile', spesso è più
fragile psicologicamente, ha paura, non si fa prendere volentieri in braccio, è timido, ecc.
Un gatto cresciuto in allevamento è controllato periodicamente dal veterinario, è sempre 'sott'occhio' .Di lui si sa tutta la storia, la genealogia e gli eventuali problemi ad essa connessi. Sono
visibili le condizioni in cui è nato e cresciuto, i genitori, si sa da chi e da dove proviene. L'allevatore è spesso più esperto di un veterinario rispetto a quella razza (soprattutto se è rara) e
può dare consigli utili, e poi è sempre a disposizione, di solito ci tiene a restare in contatto con i nuovi proprietari. Un allevatore serio, inoltre, sottopone i suoi gatti a test per prevenire
malattie genetiche tipiche della razza, così da cercare di garantire gatti che siano non solo stabili di carattere, ma anche sani, il più possibile. Quasi sempre i cuccioli inoltre provengono da
soggetti da esposizione: si cerca, cioè, di garantire, oltre a salute e stabilità di carattere, anche la qualità estetica del gatto, la sua aderenza allo standard di razza.
Tutto questo è impossibile in un negozio, dove un gatto spesso viene venduto ad una cifra analoga, se non addirittura più alta, di quella che si versa per un gatto di allevamento, con pedigree,
doppia vaccinazione e tutto. Con la differenza -che per un allevatore non è affatto irrilevante- che gli allevamenti italiani, per statuto, possono essere solo amatoriali, cioè non professionali,
cioè non a fini di lucro. In altri termini, sembrerà paradossale, ma la cessione dei cuccioli agli allevatori non provoca alcun guadagno, ma solo un parziale rientro dalle spese sostenute per
mantenere l'allevamento...
Al di là della scelta della razza, per tutti i motivi di cui sopra, se si vuole un gatto di razza, è vivissimamente consigliabile di rivolgersi ad un allevamento e magari, all'atto della cessione, di
firmare, insieme al Passaggio di proprietà (il documento che attesta ufficialmente la cessione del gatto e che viene registrato presso l'associazione di appartenenza), un contratto, a tutela sia del
cedente che del nuovo proprietario.